Sono molteplici le teorie atte a dimostrare le origini del gelato artigianale, alcune fantasiose, altre supportate da testimonianze di reperti archeologici ritrovati in scavi recenti che dimostrano come l’uomo già nel diciottesimo secolo a. C. avesse scoperto il modo di conservare la neve ed il ghiaccio.
Notizia interessante é che nei secoli passati, presso alcuni popoli come i Babilonesi, gli Egizi, gli Arabi e i Romani, c'era l'abitudine di refrigerare alcune sostanze dolci, come per esempio i succhi ottenuti spremendo la frutta. Una vecchia ricetta tramandataci da Plinio il Vecchio ci fa capire quanto già tra i romani fosse vicino il concetto di sorbetto. Essi infatti mescolavano ghiaccio, tritato finemente, e miele ad un'altra porzione di ghiaccio mescolato con succo di frutta, in modo da realizzare una specie di crema ghiacciata.
Il primato dei sorbetti, fatti con la neve dell'Etna e del Vesuvio, spetterebbe ai Siciliani e ai Napoletani.
Sembra che Alessandro Magno, grande condottiero macedone, durante le sue avanzate facesse costruire un pò ovunque enormi buche nel terreno dove veniva pressata e conservata la neve, per fornirla durante le calde giornate estive ai suoi uomini in modo da rinfrescarsi e tonificarsi. Egli stesso era ghiotto di succhi di frutta ghiacciati.

LA STORIA DEL GELATO SI CONFONDE NELLA LEGGENDA
Esistono alcuni dati certi. A Firenze, ad esempio, il gelato ha avuto due padri, Ruggeri e Buontalenti che era inoltre un abilissimo chimico. Nel 1565, dovendo il Duca ricevere una delegazione spagnola, fu incaricato di organizzare una sontuosa festa; fra le cose che egli approntò c'era il gelato. Grazie alle sue conoscenze di chimica, preparò una miscela simile a quella usata oggi per produrre il ghiaccio artificiale.
Il gelato che egli presentò era molto molle, ma ottenne comunque un gran successo.
Gli spagnoli divulgarono la notizia in tutta Europa e la regina Caterina De' Medici convocò (rapì, secondo alcuni) i gelatieri fiorentini.
Secondo un'altra versione il gelato nacque, sempre a Firenze, ad opera di un certo Ruggeri, un contadino allevatore di polli, che partecipò ad una gara culinaria con un miscuglio congelato di zabaione, panna e frutta. Andato a Parigi, divenne rapidamente ricco e famoso.

LA NASCITA DELLA GELATERIA ARTIGIANALE
Il gelato come "impresa" deve le sue origini a Francesco Procopio dei Coltelli di Acitrezza, paese di pescatori a nord di Catania.
Procopio utilizzò un'invenzione del nonno Francesco, un pescatore che nei momenti di libertà si dedicava all'invenzione di una macchina per la produzione di gelato che ne perfezionasse la qualità fino ad allora esistente. Un giorno riuscì nel suo intento, ma ormai anziano, decise di lasciarla in eredità al nipote. Procopio, tempo dopo, stanco della vita da pescatore prese la sua macchinetta e cominciò a studiarla; fece diverse prove e decise di partire in cerca di avventura. Arrivò, dopo tanti insuccessi e successivi perfezionamenti, fino a Parigi.
Scoprendo l'uso dello zucchero al posto del miele e il sale mischiato con il ghiaccio (eutettico) per farlo durare di più, fece un salto di qualità e venne accolto dai parigini come geniale inventore. Aprì nel 1686 il Café Procope.
Dopo poco, dato l'enorme successo ottenuto, si spostò in una nuova e più grande sede (oggi in rue de l'Ancienne Comédie), di fronte alla "Comédie Française". Quel "Café" offriva "acque gelate", (la granita), gelati di frutta, "fiori d'anice", "fiori di cannella", "frangipane", "gelato al succo di limone", "gelato al succo d'arancio", "sorbetto di fragola", in una "patente reale" (una concessione) con cui Luigi XIV aveva dato a Procopio l'esclusiva di quei dolci.
Diventò il più famoso punto d'incontro francese e anche Voltaire, Napoleone, George Sand, Balzac, Victor Hugo frequentavano quel "Café", ancora oggi uno dei vanti di Parigi.
Dunque la diffusione su scala "industriale" del gelato nel mondo partì dalla Sicilia.
Nel 1750 ca. il nobile scozzese Patrick Brydone scriveva così: "l’Etna fornisce neve e ghiaccio non solo a tutta la Sicilia, ma anche a Malta e a gran parte dell'Italia, creando così un commercio molto considerevole”.
Negli Stati Uniti il gelato fu introdotto da Giovanni Bosio nel 1770.
Nacquero così molte gelaterie "artigiane" e, successivamente, quelle industriali.
Dall’Ottocento in poi la moda del gelato si diffuse anche in Austria e Germania. I primi venditori di gelato che, con i loro carretti conquistarono Vienna, Lipsia e Amburgo, venivano dalla Valle di Cadore e dalla Val di Zoldo, località venete famose per la produzione del gelato. Per questo motivo Zoldo è riconosciuta come la “valle dei Gelatai” e tuttora molti sono gli emigranti che da Febbraio ad Ottobre lasciano la terra natìa per andare a “fare la stagione” all’estero fino all’inizio del periodo autunnale.
Come per il gelato, anche per il cono esistono diverse storie. Probabilmente nacque nel 1904 durante la Fiera Mondiale di St Louis. Un gelataio, avendo terminato i contenitori in cui proponeva i suoi gelati ai clienti, provò ad utilizzare dei wafer venduti da un banchetto vicino. L'accostamento wafer/gelato fu un gran successo!
Secondo quanto riportato dal Washington Post, invece, fu un immigrato italiano negli Stati Uniti, Italo Marchiony, che il 22 settembre del 1903, si presentò all'Ufficio brevetti di New York per depositare formalmente la sua idea ed ottenerne piena paternità intellettuale.
La storia del cono, registrato nel 1903, risale però alla fine dell'Ottocento. Già a partire dal 1896, Marchiony aveva intuito le potenzialità del gelato da passeggio, vendendo per le strade di New York i suoi sorbetti in un foglio di carta piegato a forma di cono e riscuotendo discreto successo, tanto da procedere alla creazione di una cialda fatta non solo per sostenere il gelato, ma anche per essere mangiata.
Le cialde sono il risultato di un'arte antichissima, quella dei "cialdonari" che già nel 1400 confezionavano impasti leggeri a base di acqua, farina, zucchero e uova.

LA STORIA MODERNA
L’anno più importante che consentì una svolta nella produzione del gelato fu il 1927, quando il bolognese Otello Cattabriga costruì la prima gelatiera automatica e permise anche al “gentil sesso” l’ingresso nei laboratori di produzione. Si eliminò così il lavoro massacrante che solo gli uomini erano in grado di fare.
Il resto è storia più vicina e lo sviluppo degli ultimi decenni ci porta alla situazione attuale, anche se occorre ricordare come, tra gli anni 50 e 60, il gelato artigianale abbia rischiato di scomparire.
L’offensiva dell’ice-cream, il gelato industriale, con i suoi nuovi prodotti reclamizzati in modo accattivante, spesso con stereotipi “presi in prestito” all’artigianato, hanno rischiato di soppiantare la vera produzione di gelato artigianale.
Fortunatamente, l’opera di un Comitato di gelatieri, fermamente voluto dai più attenti operatori del settore a salvaguardia della loro professione, della loro storia e di un prodotto unico ed irripetibile, simbolo della nostra Italia alla stregua della pizza e degli spaghetti, ha portato ad una vera e propria rinascita del settore.

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